Il Tantra è comunemente suddiviso in due rami principali:
- Il Sentiero della mano destra, Dakshinachara
- Il Sentiero della mano sinistra, Vamachara
Il sentiero della mano destra pone in rilievo le discipline meditative e spirituali, insistendo sul massimo livello di purezza di condotta e d'azione.
Il sentiero della mano sinistra utilizza pratiche sessuali o l'impiego di carne e sostanze intossicanti, che non sono invece approvate dal sentiero della mano destra.
I sentieri di mano destra e mano sinistra sono collegati ai due principali lignaggi tantrici di Samaya e Kaula. Samaya significa "in accordo alla regola", in riferimento all'esecuzione di stretti principi di dharma. Kaula significa "relativo al Kula", ossia "secondo la famiglia", e cioè che consente Variazioni locali. Ma anche il sentiero Kaula segue un approccio di tipo meditativo, e sarebbe sbagliato porlo sullo stesso piano di quello che è comunemente considerato il Tantra della mano sinistra.
Il Tantra nell’odierna accezione del termine e dopo la rivisitazione di Osho è uscito da ogni lignaggio o appartenenza per essere “utilizzato” dalla civiltà occidentale, e prevede anche la parte meditativa che però assume un aspetto dinamico per adattarsi a chi vive in un mondo fatto di movimento e di agitazione, a volte esasperata, che rendono impossibile una pratica basata solo sull’immobilità e il respiro. Il Tantra non prevede necessariamente il consumo di carne o di sostanze “intossicanti”, la tendenza dei praticanti è sempre più verso un’alimentazione vegetariana se non vegana. Il Tantra finisce per avere una funzione detossicante, perché cambiando il rapporto con il proprio corpo, che diventa il tempio della pratica, si è portati alla ripulitura e purificazione per rendere più efficace gli effetti prodotti dalla pratica di questa via. Molti che hanno iniziato la pratica del tantra e delle meditazioni dinamiche, hanno poi smesso di assumere carne e derivati di animali.
II sentiero della mano destra è detto "dei bhakta", ossia degli adepti dal temperamento devozionale. Il sentiero della mano sinistra è detto "dei vira", ossia degli adepti dal temperamento vigoroso o eroico, in riferimento alla classe dei guerrieri (kshatriya). L'approccio della mano destra può essere anche definito sentiero ortodosso, ossia di chi segue lenorme di condotta prescritte, siano queste relative al dharma sociale indù o alle pratiche yoga.
L’adesioni a schemi, che appartengono, per tradizione, a etnie profondamente diverse da quelle occidentali, diventa incongrua a fronte a un’esigenza di profondo cambiamento e alla necessità di liberarsi da schemi che ostacolano la percezione più profonda di se. Rompere gli schemi precostituiti e liberarsene è uno degli effetti provocati dalla via Tantrica cosiddetta di sinistra che per gli occidentali sembra quella più adatta.
Il sentiero della mano sinistra concede pratiche non ortodosse che, a volte, si situano esternamente sia al dharma sociale indù, sia alle tipiche regole delle pratiche yoga. Ma anche la via Kaula contiene insegnamenti pertinenti alla tradizione indù in toto, e ne costituisce comunque parte integrante. Il Tantra buddista si basa sulla tradizione Samaya o della mano destra. Il sentiero della mano destra consiste in mantra, Yoga e meditazione.
I rituali costituiscono una pratica secondaria, oppure vengono utilizzati soltanto simbolicamente. È questa la tradizione più comune nei circoli monastici e braminici. I monaci rinunciano alla loro posizione sociale, per cui il rituale, che nell'Induismo è generalmente riservato ai sacramenti della vita sociale ordinaria, come il matrimonio, non risulta necessario.
La via della mano sinistra ha accolto in sé fattori respinti dalla via della mano destra. Ma da questi non è interamente costituita. A volte, la via della mano sinistra può semplicemente riferirsi a un'enfasi sulla Dea, la quale è la parte sinistra (vama) della divinità, e non necessariamente implica pratiche non ortodosse.
Un'altra distinzione è che la via della mano sinistra è detta la via dell'estasi, mentre la via della mano destra è detta della pace. Lungo il sentiero dell'estasi possiamo essere portati a compiere azioni estreme, mentre spezziamo preconcetti e liberiamo profonde energie interiori. Ma ricordiamo che soltanto la pace è duratura.
E’ molto vero. La pace ma meglio sarebbe dire, la beatitudine, è il fine ultimo di ogni via di trasformazione e cambiamento per riconoscere e ricongiungersi con la reale identità, ma per far questo è necessario proprio spezzare preconcetti e liberare profonde energie interiori perché sono proprio quelle, perlomeno per le condizioni esistenziali dell’occidente, che costituiscono blocchi e impedimenti perché l’energia si espanda e salga vero l’alto. Solo dopo questo “lavoro” preliminare è possibile sedersi in samadhi o zazen e contemplare l’ineffabile vuoto che tutto riempie, la beatitudine o pace.
Questi brani, tratti dal libro “L’Essenza del Tantra” di Harish Johari” ed. Il Punto di Incontro, appartiene chiaramente alla tradizione indù del Tantra con impostazione individuale e tendenzialmente ascetica, che incontra difficoltà ad essere seguito in occidente a meno di non ritirarsi in un luogo isolato. Una via complessa, che utilizza i mantra, gli yantra e un lavoro introspettivo agli antipodi delle abitudini di vita occidentale tutta proiettata sul fuori e sull’agire. Il Tantra, cosiddetto della mano sinistra, appare più adatto, anche se “rischioso” e “temerario”, perché utilizza pratiche catartiche, dinamiche, ma anche divertenti e giocose.
PREMARTHA Giuseppe Crispo